Chi sono
CHI SONO IN SINTESI:
Libero Middei è una fotografo naturalista e guida ambientale escursionistica laureato in Biologia evoluzionistica ed Ecologia.
L’interesse verso la fotografia naturalistica nasce in parallelo al suo percorso di studi universitario. Negli anni, attraverso il mezzo fotografico, scopre il paesaggio e la biodiversità del proprio territorio e capisce che la divulgazione scientifica è un mezzo potentissimo per far conoscere e difendere il la natura, quindi decide di farne una professione.
Finito il percorso di studi universitario segueun corso professionalizzante per diventare guida ambientale escursionistiche, in seguito, tiene corsi, workshop e proiezioni di fotografia naturalistica in collaborazione con musei naturalistici, cooperative e associazioni del territorio o come libero professionista nelle aree naturali del Centro Italia. Le sue attività sono state patrocinate da diversi parchi regionali e nazionali. I suoi progetti fotografici interessano le aree naturali vicino i luoghi in cui vive: Castelli Romani, Monti Prenestini e Monti Lepini, negli ultimi anni ha spostato il suo interesse anche sull’Appennino Centrale.
Libero Middei è una fotografo naturalista e guida ambientale escursionistica laureato in Biologia evoluzionistica ed Ecologia.
L’interesse verso la fotografia naturalistica nasce in parallelo al suo percorso di studi universitario. Negli anni, attraverso il mezzo fotografico, scopre il paesaggio e la biodiversità del proprio territorio e capisce che la divulgazione scientifica è un mezzo potentissimo per far conoscere e difendere il la natura, quindi decide di farne una professione.
Finito il percorso di studi universitario segueun corso professionalizzante per diventare guida ambientale escursionistiche, in seguito, tiene corsi, workshop e proiezioni di fotografia naturalistica in collaborazione con musei naturalistici, cooperative e associazioni del territorio o come libero professionista nelle aree naturali del Centro Italia. Le sue attività sono state patrocinate da diversi parchi regionali e nazionali. I suoi progetti fotografici interessano le aree naturali vicino i luoghi in cui vive: Castelli Romani, Monti Prenestini e Monti Lepini, negli ultimi anni ha spostato il suo interesse anche sull’Appennino Centrale.
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LA MIA STORIA FOTOGRAFICA:
La passione per la fotografia naturalistica è nata in me relativamente tardi a circa 20 anni. Prima sono stato un adolescente abbasta tipico, avevo la passione per l’AS Roma, la Playstation e nessuno della mia famiglia era appassionato di fotografia e quindi i primi 20 anni della mia vita sono stato totalmente disinteressato ad essa.
Poi dopo le scuole superiori, mi sono inscritto al corso di Laurea in Ecologia e andando in giro a cercare: fiori, anfibi, insetti, c’era sempre l’esigenza di fotografare le varie specie per motivi di riconoscimento. Così durante una noiosissima lezione di istologia io e Tommaso, un mio compagno di corso, decidemmo di comprare la prima macchina fotografica digitale, era una compattona (bridge) con cui ci si poteva fare di tutto in modo discreto, l'acquisto della mia prima macchina fotografica è stato il primo passo che mi ha fatto entrare nel modo della fotografia naturalistica.
La passione per la fotografia naturalistica è nata in me relativamente tardi a circa 20 anni. Prima sono stato un adolescente abbasta tipico, avevo la passione per l’AS Roma, la Playstation e nessuno della mia famiglia era appassionato di fotografia e quindi i primi 20 anni della mia vita sono stato totalmente disinteressato ad essa.
Poi dopo le scuole superiori, mi sono inscritto al corso di Laurea in Ecologia e andando in giro a cercare: fiori, anfibi, insetti, c’era sempre l’esigenza di fotografare le varie specie per motivi di riconoscimento. Così durante una noiosissima lezione di istologia io e Tommaso, un mio compagno di corso, decidemmo di comprare la prima macchina fotografica digitale, era una compattona (bridge) con cui ci si poteva fare di tutto in modo discreto, l'acquisto della mia prima macchina fotografica è stato il primo passo che mi ha fatto entrare nel modo della fotografia naturalistica.
Negli anni, sempre da autodidatta, ho appreso attraverso i forum e libri, le varie tecniche fotografiche e investendo tutti i miei risparmi e grazie a mia madre che ha firmato diverse finanziarie, sono riuscito ad costruirmi un correndo fotografico completo per la fotografia naturalistica. Però quello che mi ha fatto crescere di più dal punto di vista fotografico, non è stato l’acquisto di un particolare obiettivo o l’apprendimento di una speciale tecnica fotografica ma è stato conoscere i lavori di alcuni fotografi naturalisti e paesaggistici come: Salvo Orlando, Vincenzo Mazza, Sandra Bartocha, Leonardo Battista, Marco Colombo, Fortunato Gatto e Stefano Unthertiner. I loro lavori mi hanno fatto capire cosa volevo dalle mie foto.
Per esempio nella fotografia macro ho capito che non era importante solo il soggetto principale ma anche lo sfondo, ho capito che studiando gli effetti della luce all’alba e al tramonto e come cambiano nelle stagioni potevo capire come e quando fotografare un luogo, ho capito che oltre le tecniche fotografi è molto importante l’esperienza escursionistica e che nella fotografia digitale una post-produzione accurata è essenziale per ottenere foto che trasmetto la situazione che si è vista durante lo scatto. Ma la cosa più importante che ho capito, guardando i lavori e avvolte conoscendo personalmente altri fotografi è che di essenziale importanza concentrasi su un progetto fotografico. Capendo l’importanza di concentrasi su un progetto fotografico sono riuscito a coniugare la mia passione fotografica con i miei studi universitari in Ecologia, così ho sempre di più cercato di unire l’impatto estetico dato da particolari tecniche fotografiche alla narrazione di temi ambientali e territoriali e ho cominciato, in un primo momento inconsapevolmente, a raccontare tramite le foto il mio territorio e così è nato il mio progetto fotografico “Latium vetus, biodiversità e paesaggio del Lazio antico” da cui è nato il mio primo libro fotografico (per saperne di più clicca qui) .
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Fino a qui vi ho raccontato come è nato in me l’interesse verso la fotografia naturalistica, però negli anni da passione è diventata un lavoro che mi occupa al 100%. Infatti dopo la laurea ho seguito un corso professionalizzante per diventare guida ambientale escursionistica in questo modo mi sono iscritto all’associazione professionale AIGAE( Ass. Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) in modo da affiancare ai miei progetti fotografici anche l’insegnamento fotografico tramite corsi e workshop di fotografia naturalistica che oltre ad attività in aula sono caratterizzati da tante attività pratiche in natura.
Come scelta ho deciso di concentrare il mio lavoro fotografico sulle specie e territori meno conosciuti del nostro Paese, perché sono convito che il lavoro principale di un fotografo naturalista debba essere quello di concentrasi sulla divulgazione di territori, habitat, problematiche ecologiche e specie poco conosciute perché uno dei grandissimi mezzi che abbiamo per tutelare il nostro patrimonio naturalistico è quello di conoscerlo.
Voglio concludere la storia del mio percorso fotografico con una riflessione matura in questi anni di esperienze. Per me, la fotografia naturalistica si trova davanti a un bivio culturale: dobbiamo decidere se dare più "valore all´arte in sé o al soggetto ritratto"*. Cioè, l´estetica, la luce, le nuove tecniche di post-produzioni sono fattori e strumenti essenziale per realizzare delle buone fotografie ma al centro ci deve essere sempre la specie o l´habitat che vogliamo raccontare e far conoscere, privi di artifizi digitali, ripresi con la massima naturalità e il minimo impatto possibile.Dobbiamo sempre ricordare che prima dello scatto c´è la conservazione e la tutela della natura. La fotografia naturalistica come mezzo per la conservazione e la tutela della biodiversità del nostro paese può diventare ancora più efficace se noi fotografi naturalisti rivolgiamo lo sguardo oltre le solite 3-4 specie stra-fotografate e cominciamo a raccontare le moltissime specie (tra le quali molte endemiche) che vivono nel nostro paese. E´ per questo che sono convinto che la fotografia naturalistica in questo paese, in futuro, potrà avere un ruolo fondamentale nella narrazione del nostro preziosissimo patrimonio naturalistico.
*Tim Flac in "Animali da salvare" edizioni Rizzoli, ringrazio Arianna Dissegna per avermi segnalato la frase.
Come scelta ho deciso di concentrare il mio lavoro fotografico sulle specie e territori meno conosciuti del nostro Paese, perché sono convito che il lavoro principale di un fotografo naturalista debba essere quello di concentrasi sulla divulgazione di territori, habitat, problematiche ecologiche e specie poco conosciute perché uno dei grandissimi mezzi che abbiamo per tutelare il nostro patrimonio naturalistico è quello di conoscerlo.
Voglio concludere la storia del mio percorso fotografico con una riflessione matura in questi anni di esperienze. Per me, la fotografia naturalistica si trova davanti a un bivio culturale: dobbiamo decidere se dare più "valore all´arte in sé o al soggetto ritratto"*. Cioè, l´estetica, la luce, le nuove tecniche di post-produzioni sono fattori e strumenti essenziale per realizzare delle buone fotografie ma al centro ci deve essere sempre la specie o l´habitat che vogliamo raccontare e far conoscere, privi di artifizi digitali, ripresi con la massima naturalità e il minimo impatto possibile.Dobbiamo sempre ricordare che prima dello scatto c´è la conservazione e la tutela della natura. La fotografia naturalistica come mezzo per la conservazione e la tutela della biodiversità del nostro paese può diventare ancora più efficace se noi fotografi naturalisti rivolgiamo lo sguardo oltre le solite 3-4 specie stra-fotografate e cominciamo a raccontare le moltissime specie (tra le quali molte endemiche) che vivono nel nostro paese. E´ per questo che sono convinto che la fotografia naturalistica in questo paese, in futuro, potrà avere un ruolo fondamentale nella narrazione del nostro preziosissimo patrimonio naturalistico.
*Tim Flac in "Animali da salvare" edizioni Rizzoli, ringrazio Arianna Dissegna per avermi segnalato la frase.